Vulcano Monte Mojo

Poco a nord dell’abitato di Mojo si staglia in tutta la sua maestosità un conetto vulcanico dalla tipica forma tronco-conica. Ci si arriva dirigendosi verso la zona del campo sportivo ed imboccando, sulla sinistra, uno stretto sentiero non molto ripido da percorrere con suole antiscivolo.
Giunti sulla sommità, oltre ad osservare tutta la parte centrale della Valle dell’Alcantara, da Francavilla a Randazzo, con sullo sfondo l’Etna, si può fare il giro del cratere e scendere giù dove un tempo c’era la bocca eruttiva; lì, la scena che si presenta è quella di un “anfiteatro” naturale, simile per conformazione al catino di un’arena o di uno stadio di calcio, ricoperto da una rigogliosa vegetazione che, nel corso dei millenni, ha preso il sopravvento sull’arido e brullo paesaggio lavico.
Volgendo lo sguardo verso nord, si notano invece i resti di un cono piroclastico, sicuramente precedente alla formazione della maggiore struttura di Monte Mojo.
Particolare nel suo genere, il vulcano di Moio è il più eccentrico ed insieme il più settentrionale dei coni avventizi dell’Etna. L’edificio vulcanico è alto 703 metri sul livello del mare ed il suo diametro alla base è di circa 700 metri.
E’ convinzione comune, anche perchè suffragata da notizie riportate in antichi testi scientifici, che fu proprio questo vulcanetto ad aver eruttato, forse mille anni prima della nascita di Cristo, la lingua di lava, lunga una trentina di chilometri, che giunta nel mare antistante Taormina ha formato la penisola di Capo Schisò sulla quale, nell’VIII secolo a.c., il calcidese Teocle fondò la cittadina di Naxos. L’eruzione del vulcanetto di Moio avrebbe anche originato le caratteristiche Gole dell’Alcantara, site a cavallo tra i territori di Motta Camastra e Castiglione di Sicilia. Lì, l’acqua del fiume è riuscita, nel corso dei millenni, a modellare le durissime rocce laviche scaturite dall’eruzione, fino a formare un paesaggio unico al mondo per la sua selvaggia bellezza.
Ma più recentemente, sulla base di dettagliati studi morfologici, si è ritenuto che la colata che ha dato origine a Capo Schisò non si sarebbe originata da Monte Mojo, bensì da una delle tante fratture eruttive che interessano tutto il versante settentrionale dell’Etna; secondo questa recente interpretazione, peraltro, le colate originatesi dal vulcanetto di Mojo non avrebbero percorso che alcune centinaia di metri.
A detta degli studiosi, è estremamente improbabile che il vulcanetto di Mojo possa in futuro dar vita a nuove eruzioni.